sabato 20 gennaio 2018

Penna alla mano #7: L’emozione del punto e virgola

Gennaio è inoltrato e scommetto che qualcuno sa già contando quanti giorni mancano alle prossime feste. Intanto però abbiamo ripreso il ritmo, anch’io, e quello che fino a un paio di settimane fa non mi veniva voglia di fare, eccomi qui a farlo: un post della rubrica “Penna alla mano”.

Uno dei tanti argomenti che gravitano attorno alla scrittura, ma di cui non sento parlare molto, è la punteggiatura.
Oltre ad essere un insieme di regole grammaticali, questa ci aiuta a dare un ritmo alla narrazione. Mi affascina il fatto che qualcosa che ha delle regole precise, dove effettivamente esiste un giusto e uno sbagliato, sia così importante per questioni affatto tecniche. La punteggiatura di un romanzo, infatti, aiuta a dare l’andatura giusta alla storia, è strettamente legata allo stile di un autore e queste cose influiscono sul piano emozionale, più che pratico.
La punteggiatura è quella parte di grammatica che per prima veicola le emozioni. Non esistono altri rami di questa disciplina che lo fanno. Conoscere i vocaboli, manipolare la sintassi, usare un vasto numero di termini, ci aiuta a far arrivare il messaggio al lettore, ma nessuna di queste cose suscita di per sé un sentimento.
Proviamo a immaginare come sarebbe leggere una storia senza punteggiatura (o in latino, che è un po’ la stessa cosa!). Come guardare un film senza colonna sonora. Oltre che confuso avremmo un testo privo di pause, di enfasi, di sorprese. Privo di sentimento.

Usati nel modo corretto i segni di interpunzione non solo rendono il testo leggibile, ma anche profondo.
Tuttavia ci sono autori che giocano con la punteggiatura come fosse uno dei loro personaggi. Basti pensare a José Saramago, Gabriel Garcìa Màrquez, James Joyce, tutti autori che hanno piegato al loro volere la grammatica per trarne opere di prestigio. Forse non sempre capite o apprezzate, lo riconosco, ma opere di cui non si può non ammirare il fascino – per quanto contorto.

Quando ho iniziato a scrivere questo post volevo solo parlare degli autori che sperimentano con la punteggiatura, e magari fare qualche esempio. Poi mi sono ritrovata a chiedermi perché, fra tutte le regole grammaticali, sia quella che più modifica la nostra percezione del testo ad essere stravolta agli autori. La più ignorata e, nel contempo, la più essenziale.

Allora ho capito che è questo il motivo. Nulla è più definitivo di un punto a capo, nulla crea più ansia di una serie di virgole ravvicinate. Nulla crea emozioni più contrastanti di un semplice, piccolo punto e virgola.

2 commenti:

  1. La punteggiatura ha a che vedere con le pause, che hanno a che vedere con il respiro, che per noi è vita e morte, e tutto quello che sta nel mezzo. La spiegazione che mi do è questa. :)

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    1. Ottima osservazione, non avevo pensato a questo punto di vista! Trovo che sia bellissima e che abbia un che di geniale *o*

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