Il volume di mezzo della saga di Harry Potter è sempre stato
uno dei miei preferiti. Principalmente, e devo proprio ammetterlo, perché torna
Voldemort, in carne e ossa. E non ci sono più cazzi, no, no! Sembra che abbiamo
atteso i precedenti tre libri solo per arrivare a questo punto, il culmine!
Il fatto che mi piace di più è, di certo come questo libro
riesce a collegarsi al terzo in maniera naturale. Se fra il primo e il secondo,
e il secondo e il terzo volume, c’era una sorta di strappo, qui non esiste. La
continuazione è liscia e senza scossoni, e tutto sembra così maledettamente
irrimediabile: Codaliscia fugge e si riunisce al suo padrone, com’era stato
predetto, e da lì tutto ha inizio.
Come al solito la parte finale, nella quale viene spiegato
tutto, è la più emozionante. Questa volta però la Rowling ha superato sé stessa
concependo un piano perfetto e senza falle che per tutto l’arco del libro non
fa che dare spunti qua e là con saggezza, aumentando la curiosità e dando poi
al lettore quella sensazione di sbigottimento quando alla fine ogni cosa viene
rivelata: il rapimento di Malocchio Moody e i bidoni della spazzatura, la
scomparsa di Bertha Jorkins, la storia familiare del signor Crouch (e qui un
particolare apprezzamento per aver dato a padre e figlio lo stesso nome di
battesimo, e aver fatto scervellare lettori e protagonisti su che cosa ci
faceva Barty Crouch a Hogwarts in piena notte).
Alla fine del libro, davvero, non si può che essere
rammaricati.
Per una volta la mia recensione finisce qui, perché non ho
proprio niente da dire a parte apprezzamenti, che alla lunga risultano noiosi e
un po’ inutili. Di certo questo è il volume di Harry Potter che anticipa le
avventure che verranno, e terminarlo senza fiondarsi subito sul prossimo è cosa
decisamente difficile.
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