La
favola di “Pinocchio” mi ha sempre incuriosita, benché io conosca solo la
versione Disneyana che è molto più soft, a quanto mi dicono, della favola di Carlo
Collodi (questo libro ovviamente mi ha fatto venire voglia di leggere Collodi, manco a
dirlo). Per questo motivo, e perché ne avevo sentito parlare bene in questo blog, ho deciso di
leggere la rivisitazione in chiave dark di “Pinocchio” scritta da Luca Tarenzi,
il cui titolo prometteva molto bene: “Il sentiero di legno e sangue”.
Purtroppo,
dopo il titolo, il resto della lettura non è stato altrettanto emozionante.
Spiegare
la trama di questo libro sarebbe impossibile. Vi basti sapere che è una
rivisitazione di Pinocchio, per cui incontriamo tutti i personaggi già ben
noti: Geppetto, il Gatto e la Volpe, Mangiafuoco, la Fata Turchina (o Madrina,
o come si chiama; non mi ricordo) e ancora gli altri.
Certo
riconoscerli è stato divertente, ciò non toglie che ci abbia messo eoni a leggerlo perché sinceramente mi annoiava. Lo stile era noioso, piatto, freddo. Nonostante la trama fosse molto interessante. Probabilmente è stato a causa dello stile che non mi è piaciuto.
Ciò
che ho trovato molto impegnativo e soprattutto che ha dato buoni risultati è il
fatto che Tarenzi non si è limitato a riproporre per filo e per segno ogni
episodio della storia originale distorcendolo solo in maniera superficiale
(come oggi va di moda fare, con la rivisitazione della “Bella e la Bestia” del
2007 ad esempio, molto originalmente intitolata “Beastly”). In “Il sentiero di
legno e sangue” un mondo completamente diverso ci viene sbattuto sotto gli
occhi con tanta violenza – e ce n’è parecchia nel libro, ve lo assicuro – che si
rimane, per un attimo, storditi.
Punto
a favore di Tarenzi, lo ammetto. Come ammetto anche che questo è chiaramente un
racconto ben curato. Sospetto che se non fosse per il finale il libro mi
sarebbe piaciuto molto di più, perché l'unica pecca nella storia era la fine.
Il finale non mi è piaciuto affatto perché
scopriamo – per l’ennesima volta, ultimamente mi capita spesso – che il
protagonista è saggio, buono, bello, alto, biondo e con gli occhi azzurri… più o meno.
Insomma è ancora una volta il personaggio perfetto, quello che si è
sacrificato e che intende ancora sacrificarsi per gli altri, che ha capito i
suoi sbagli e che vuole porre rimedio.
La mia reazione nel leggere il finale |
Che
dire, però, sul “Sentiero di legno e sangue”? Personalmente la fine mi ha
lasciato l’amaro in bocca, ma se vi incuriosisce io vi consiglierei di
leggerlo, perché non si sa mai che i vostri gusti differiscano dai miei (ed è
possibilissimo dato che i gusti sono tanti e vari) e che “Il sentiero di legno
e sangue” vi piaccia.
Questo
è uno di quei libri che non riesco a categorizzare. Da un lato non mi è piaciuto causa stile (le descrizioni dettagliate,
necessarie per ciò che l’autore descriveva, sembravano uscite da un manuale scolastico), ma dall’altro mi rendo conto che è un buon romanzo, e
quindi ve lo consiglio.
Sarà
la mia doppia personalità che spunta…
Insomma,
prendete questa ‘recensione’ così com’è, per questo libro di più non riesco a
dire!
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