Titolo: La sovrana lettrice
Autore: Alan Bennett
A
una cena ufficiale, circostanza che generalmente non si presta a un disinvolto
scambio di idee, la regina d’Inghilterra chiede al presidente francese se ha
mai letto Jean Genet. Ora, se il personaggio pubblico noto per avere emesso,
nella sua carriera, il minor numero di parole rischia una domanda del genere,
qualcosa deve essere successo. E in effetti è successo qualcosa di semplice, ma
dalle conseguenze incalcolabili: per puro accidente, la sovrana a scoperto
quegli oggetti strani che sono i libri, non può più farne a meno e cerca di
trasmettere il virus della lettura a chiunque incontri sul suo cammino. Con
quali ripercussioni sul suo entourage, sui sudditi, sui servizi di sicurezza e
soprattutto sui lettori lo scoprirà solo chi arriverà all’ultima pagina, anzi
all’ultima riga. Perché oltre alla irrefrenabili risate questa storia ci regala
un sopraffino colpo di scena – uno di quei lampi di genio che ci fanno capire
come mai Alan Bennett sia considerato un grande maestro del comico e del teatro
contemporaneo.
Premetto che ho un debole per
l’Inghilterra e gli inglesi. Non tanto per la letteratura, non faccio mai caso
alla nazionalità di un autore, a meno che non scopra che il libro è
strettamente legato alla sua cultura.
No, mi piace l’Inghilterra perché mi
piacciono alcuni piccoli dettagli. Mi piace l’idea di un cottage in campagna,
della sala da tè piena di alzatine con biscotti e pasticcini, mi piace il loro
accento e la metropolitana di Londra (così comprensibile rispetto ad altre!),
mi piace che lì il teatro non costi uno sproposito e che gli anziani londinesi
posseggano così tanta dimestichezza con la tecnologia (mai visti così tanti
vecchietti con lo smartphone come a Londra). Insomma, mi piace l’Inghilterra
così come piace a qualcuno che non ci vive.
Detto questo, un po’ la famiglia reale
mi lascia perplessa. Non capisco questo amore per loro, probabilmente perché
non sono inglese. Ammetto di ridacchiare sempre un po’ di gusto quando
qualcuno fa delle battutine rivolte a loro, ma non è per cattiveria. Ho
raggiunto un grado di simpatia tale per la figura bonaria e totalmente innocua
e di facciata che è la regina (almeno come appare al giorno d'oggi), che ormai mi sono presa certe libertà e la
chiamo “La Betty”.
Non leggo spesso libri che parlano di
libri perché ho paura di scoprire romanzi stucchevoli, smielati – perché
è come divento io quando parlo di libri, e una parte di me si odia perché
percepisco l’imbarazzo nell’interlocutore. L’ultimo che ho letto deve essere
stato un paio di anni fa e ricordo che era carino, ma non abbastanza da
recensirlo ad esempio, e con una morale più che mai buonista.
Unire i libri agli inglesi, e
più che mai alla regina, è stato un guilty
pelasure. Ho già letto Alan Bennett e sapevo più o meno a che cosa andavo
incontro, infatti il libro non mi ha delusa.
Perché qualcuno dovrebbe leggerlo? Be’,
anche se non amate l’Inghilterra, “La sovrana lettrice” è leggero e divertente, ma offre anche degli spunti di riflessione. In maniera esagerata e
paradossale, ci mostra come un libro può cambiarci la vita, e ci fa riflettere
anche su alcune caratteristiche della lettura: leggere è importante perché solo
così ci abituiamo a pensare, confrontare, farci delle domande. La lettura, che
pure può sembrare un atto statico, è il primo passo per l’azione.
La
Betty lo sa. Leggere è stata forse l’azione più sovversiva che abbia mai fatto.
L'ho letto l'anno scorso e l'ho trovato davvero divertente. in particolare ridvo (da sola, vabbè) immaginando la vera sovrana in tutte le situazioni narrate....:)
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