Oh, lo so, ci ho messo davvero un sacco a cominciare questa
recensione! Il fatto è che è un periodo molto confuso, ne scriverò presto, se
la confusione passerà…
Be’, che dire? “Il prigioniero di Azkaban” è forse il mio
preferito nella saga di Harry Potter. Perché? Be’, semplicemente perché, dopo i
primi due, ci lasciamo alle spalle una storia che sembra ormai doversi ripetere
all’infinito (tanti misteri a Hogwarts e alla fine chi c’è dietro? Toh, guarda
un po’: Voldemort!) per addentrarci in una trama molto più complessa, una trama
che non termina con il libro ma che si protrae per tutta la saga. A mio parere
è qui che inizia il bello.
Questo però lo si intuisce solo alla fine del libro, il che
non toglie nulla alla trama. Per la prima volta, per fortuna, non abbiamo a che
fare con Voldemort, ma con il suo braccio destro, Sirius Black, che è molto più
inquietante dato che non è uno spiritello ma un uomo in carne e ossa (forse
molte più ossa, ma comunque spaventoso).
Devo ammettere che, una volta letto tutto il libro, sebbene
risulti piacevole, non si può fare a meno di etichettare tutto quanto, a parte
le ultime cento pagine o giù di lì, come appunto ‘piacevole’, perché il finale
è qualcosa di incredibile. Incalzante, non si può smettere di leggere! Alcune
delle cose che ho apprezzato di più sono state la storia dei Malandrini, la
Giratempo, e i Dissennatori.
Vorrei lasciare i Malandrini per ultimi, perché meritano una
digressione alquanto lunga.
Partiamo dalla fine: i Dissennatori. Credo che siano una
delle invenzioni più spaventose della Rowling! A immaginarli mi vengono i
brividi lungo la spina dorsale. Alte figure incappucciate che succhiano via
tutta la felicità e l’anima delle persone. È ovvio che ancora una volta sia
Harry quello che ne risente di più, e la spiegazione non fa una piega, ma sono
sempre un po’ combattuta quando si tratta di vittimizzare così Harry. Harry
l’Orfanello, Harry che Dovrà Sacrificarsi per Tutto il Popolo, Harry che Ha un Cuore
d’Oro e i Nervi d’Acciaio… bah, maglio lasciar perdere – disse la fan di
Voldemort.
Piuttosto, la parte della Giratempo è perfetta. Anche solo
immaginare i doppioni di Harry e Hermione che spiano i loro sé stessi del
passato è qualcosa di surreale, divertentissimo. Non è un concetto nuovo il
viaggio nel passato, è già stato sviscerato a lungo in altri libri, in altri
film, in molte cose. Non è certo un’invenzione di J. K., ma rimane comunque un
concetto molto complesso, che lei ha saputo trattare in una ventina di pagine
circa. Il fatto, comunque, che Hermione usi tutto l’anno la Giratempo per
partecipare a più lezioni di quante dovrebbe è esilarante! Proprio da Hermione,
la adoro solo per averci pensato!
Infine, passiamo alla mia parte preferita: ossia, i
Malandrini.
A questo punto della saga siamo talmente addentro al mondo
di Harry Potter che un po’ di misteri dal passato ci volevano. Personalmente
adoro la storia dei Malandrini, quattro ragazzi che ne fanno di ogni a scuola,
non ci potrebbe essere cosa più semplice di questa, ma nella sua semplicità c’è
del mistero che si interseca con la trama. Il Platano Picchiatore, le assenze
del professor Lupin, l’astio di Piton, tutto viene spiegato. E ancora peggio il
tradimento di Minus, la scoperta di chi è veramente Sirius Black, il
ribaltamento di una storia da così a così! La Rowling è stata molto abile nell’inserire
tutto ciò alla fine del libro, un sacco di informazioni vengono date in ogni
pagina, ogni parola contiene la risposta a una domanda, e questo è ciò che non
ti permette di staccare gli occhi dalla pagina!
Questo volume, per me, è uno dei migliori della saga. Forse
il migliore fra tutti, ma quando avrò finito del tutto di rileggere vi saprò
dire. Fin ora “Il Prigioniero di Azkaban” ha raggiunto il primo posto nella mia
classifica.
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