Ho scoperto questo libro per caso e ho atteso di comprarlo
per mesi interi, perché prima non lo trovavo più, poi non avevo tempo per
leggere neanche la scatola dei cereali al mattino (sì, lo faccio, a volte me ne
vergogno) e poi è arrivato miracolosamente il Natale, e con lui tutte le
promesse del “te lo regalo per Natale”, che mi hanno fatto aspettare fino al 25
di Dicembre per avere quel maledetto libro fra le mani.
Ecco, a saperlo in anticipo, non mi sarei agitata tanto.
Mamma mia, è da un po’ che non leggo un libro e quando lo
finisco sono invasa da un orgasmo da fine lettura. Non è qualcosa da malati, ve
lo giuro, è più una soddisfazione insieme mentale e fisica, anche se in effetti
quando termino un libro di solito sono sdraiata sul divano, e di fisico c’è ben
poco. Ecco, la parte fisica arriva quando il libro mi è davvero piaciuto, è raro che accada…
Orgasmi a parte, Bianconi ha sempre scritto dei testi che mi
sono sempre piaciuti moltissimo, e anche sentirlo cantare mi piace. Insomma,
tutta la sua figura mi piace, ha il fascino dell’intellettualoide sexy (che con
alte probabilità strozzerei appena dopo mezz’ora di conversazione perché non lo
sopporto più, perché un pelo pessimista mi sembra). Credevo che leggere
addirittura un libro intero scritto da lui mi avrebbe fatta sentire ancora meglio di
come mi sento quando ascolto i Baustelle. Avevo letto critiche negative, è
vero, ma non ho voluto crederci perché, in genere, io non credo alle critiche, io aspetto di leggere e poi decido. Anche questa volta ho tirato
avanti, ma devo ammettere che gli altri avevano ragione.
Non so come altro definire questo libro se non disordinato. Il che è un vero peccato
perché sia la trama che lo stile non erano male.
Oddio, be’, come trama forse
non siamo proprio a livelli straordinari, nel senso che, se dovessi dire di
cosa parla “Il regno animale” o farei scena muta o direi semplicemente «una
porzione di vita milanese». Non ci sono avvenimenti eclatanti, e anche se non è
detto che debbano esserci per forza per costruire un buon libro, ci sono autori
che riescono a trasformare un nulla in qualcosa di emozionante. Bianconi ha scritto una storia
che sembra andare alla deriva, senza sapere dove ci porterà, e che alla fine
non ci porta effettivamente da nessuna parte. Per essere un nulla è leggibile,
mettiamola così.
Lo stile invece mi è piaciuto un po’ di più. Scorrevole,
semplice, affatto pretenzioso, e descrizioni e aneddoti narrati in
modo bellissimo. Non saprei dire esattamente il perché mi siano piaciute certe
caratteristiche dello stile di Bianconi, così come non saprei dire esattamente
come mai le sue canzoni mi piacciono tanto.
La parte dolente e incriminante del libro: disordinato.
Se
prima avessi sentito qualcuno dire che un libro è disordinato lo avrei guardato
storto e pensato che parla a vanvera per fare il figo. Ma ora… ora lo dico io,
e ci credo fermamente.
Che cosa significa che un libro è disordinato? Ecco, “Il
regno animale” ha come protagonista Alberto, un giornalista free lance che si
trasferisce per lavoro a Milano. Il primo capitolo è narrato in prima persona
dal suo punto di vista, il secondo da quello di una sua fidanzata. Se lo schema
si ripetesse per tutto il tempo non sarebbe un grosso problema, il punto è che
la narrazione si sposta senza preavviso, e all’apparenza solo per comodità
dell’autore, dalla prima alla terza persona, da un personaggio all’altro,
avanti e indietro come un ubriaco che barcolla. Il quadro d’insieme è una
narrazione frammentata, non omogenea, confusa, in altre parole disordinata. Molte storie vengono raccontate
in questo libro, in realtà troppe.
Se proprio qualcuno vuole togliersi il pensiero, come me, e
leggere il libro di qualcuno che può scrivere canzoni bellissime, fatelo pure.
Ma rimarrete delusi dall’animale più disordinato di tutti: l’uomo.
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