Andiamo
con ordine.
Nel
2004 Alan Bennett scrisse una commedia intitolata “The History Boys” (qui in
Italia tradotta in “Gli studenti di storia”) che debuttò a teatro il 18 Maggio di
quell’anno e ottenne un grande successo. Nel 2006 la commedia venne adattata dallo stesso
Bennett per trarne un film, diretto da Nicholas Hytner.
Io
ho visto il film prima di tutto, quando uscì, perché sembrava uno di quegli indie movies sullo stile Juno che tanto
mi piacciono. Be’, il film non è certo paragonabile a Juno, ma mi piacque un
sacco lo stesso, tanto che me lo regalarono per il compleanno. Poi ho scoperto
che è uno spettacolo teatrale.
Un paio di mesi fa sono venuta a sapere che questo
benedetto spettacolo teatrale stava facendo un tour anche in Italia e che sarebbe passato
anche per la mia città piccina picciò, il che sembra un evento più unico che
raro. E dalla felicità ho passato i seguenti giorni a fare cose insane come:
A
parte questo interessantissimo intro, devo ammettere che non so da dove
iniziare con questa recensione, perché non so se devo recensire il copione, il
film o lo spettacolo, e non saprei nemmeno come parlare della trama. o come commentare il tutto. In ogni
caso la mia recensione sarebbe un totale disastro perché:
1) Sono
troppo fomentata da tutte e tre le cose;
2) L’argomento
è troppo intellettualoide e ci sarebbero troppe cose da dire.
Per
cui ho deciso che posso solo darvi dei consigli e sperare di incuriosirvi
almeno un po’.
Il
film
Partiamo
da questo non solo perché è il primo che ho visto io, ma perché, diciamocelo, è
il più facile da procurarsi e persino a prova di pigro. Non è come leggere un
copione, ecco. E non è nemmeno come andare a teatro.
Breve
sinossi: nord dell’Inghilterra, primi anni ’80. Otto studenti che hanno appena
passato l’esame di maturità (o come si chiami in Inghilterra) passano l’ultimo
trimestre a scuola per preparare gli esami di ammissione per studiare storia a
Oxford o Cambridge. A guidarli due professori estremamente diversi: Hector,
eccentrico e deciso a insegnare ai suoi studenti la cultura in maniera che sia
per loro una sorta di ancora di salvezza, e Irwin, appena laureato, offre ai
ragazzi non la cultura ma suggerimenti per brillare all’esame ed essere notati
dai commissari d’esame, in parole povere dei trucchi. In mezzo al duro studio ci sono occasioni per trattare
il tema dell’adolescenza, dell’omosessualità e ovviamente della storia e della
scuola.
È
un film bellissimo. Tralasciando le cose tecniche come la fotografia e robe
varie, di cui non mi intendo, è uno dei miei film preferiti, non solo per la trama
ma anche perché riesce a darti la sensazione di trovarti in un’Inghilterra
diversa da quella di oggi. Oltre a questo sembra proprio di trovarsi lì con
questi otto studenti, in uno di quei momenti della vita in cui sai che verranno
decise le sorti del tuo futuro, ma non solo per l’esito di un esame, più che altro
perché sei consapevole che la situazione e le persone con cui ti trovi sono preziose, più uniche
che rare. E la consapevolezza di
trovarsi lì è forse la più assurda ed emozionante delle cose.
Andrew Knott |
Samuel Barnett |
Tutti gli attori sono bravissimi, ma in particolare mi è piaciuto Samuel Barnett, che interpreta Posner. Poi sono stata molto contenta di trovarci anche Andrew Knott (Lockwood), per la mia vena malinconica probabilmente, dato che aveva interpretato il ruolo di un ragazzino in “Il giardino segreto”, film che ho sempre amato fin da piccola.
Il
libro
Come
sempre, almeno per me, leggere un copione è un’esperienza scioccante. Mi è
successo con “Novecento” (Baricco) e anche con “Aspettando Godot” (Beckett).
Ovviamente, per quanto io conoscessi già – quasi a memoria!, che vergogna... – “The History Boys”
è stato scioccante leggere anche questo (fanno fede i tre giorni che ci ho
messo a leggerlo, nonostante ci vogliano circa due ore). Non so bene perché mi
sembra così strano, forse è solo il genere che mi pare strano. Una parte di me
sapeva che sarebbe stato così, ma la storia mi piaceva tanto che non ho
resistito!
Il
libro è senza dubbio più pesante, sia del film che dello spettacolo. Lo
consiglio a chi ha almeno visto o uno o l’altro. Indubbiamente ti fa venire
voglia di andare a vederlo a teatro, e così arriviamo alla parte finale di
questa recensione, se così si può chiamare…
Lo
spettacolo
Non
sono proprio un habitué del teatro.
Le uniche volte che ci sono andata è stato con la scuola, e una volta ad un
saggio di danza (conta?). Per il resto il teatro non mi ha mai fatta
impazzire, per non contare che, nella mia visione del mondo, il teatro è il
covo dei musical, che io odio con tutta me stessa (forse l’unico musical che
potrei andare a vedere – forse – è
“Matilda”, che però in questo momento sta solo a Londra, per cui tempo che
arriva qui avrò trent’anni; mi porrò il problema allora). Vedere “The History
Boys” a teatro però è stata una delle cose fighe di quella settimana.
Lo
spettacolo era molto bello, e anche divertente. Nonostante avessi già visto
il film vederlo a teatro è stato diverso. Come prendere qualcosa di già
conosciuto e rivestirlo in maniera nuova e diversa, anche se il cuore resta lo
stesso.
Purtroppo
qui non posso dire di aver apprezzato tutti ma
proprio tutti gli attori. Mi sono piaciuti moltissimo Ida Marinelli (Mrs.
Lintott) per la recitazione e Loris Fabiani (Lockwood) anche se forse era solo perché saltellava molto lungo il palco (no, dai, non è vero; era bravo!), ma non mi è piaciuta molto la versione di
Posner data da Vincenzo Zampa, forse solo perché mi piace troppo l’originale, e
invece non mi è piaciuto affatto Marco Cacciola, che interpreta Irwin. Da un
lato la cosa mi ha esaltato da Dio, perché significa che ho senso critico,
dall’altra mi ha deluso un po’ perché Irwin dovrebbe essere un figaccione che
ne sa una più del Diavolo, con una certo charme secondo me, che non ho visto
nel personaggio a teatro.
Ida Marinelli |
Loris Fabiani |
In conclusione
L'unica consluzione a cui sono giunta è: amo alla follia “The History Boys”.
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni commento sarà bene accetto!
Grazie dell'attenzione e del tempo dedicatovi.