Era
da molto che volevo leggere “L’importanza di chiamarsi Ernesto”.
In
realtà sono un’accanita lettrice di Wilde, per cui è da molto che penso a farmi
la collezione delle sue opere (il prossimo libro di Wilde che comprerò sarà il
“De Profundis”, l’ho già adocchiato in libreria).
Non
c’è un preciso ordine in cui proseguo, fin ora ho letto “Il ritratto di Dorian
Gray”, “Il fantasma di Canterville”, “Il delitto di Lord Arthur Savage” e altri
racconti.
Questo
è il primo testo teatrale di Wilde che leggo.
Con
i testi teatrali ho sempre avuto una certa difficoltà. Non mi risultano
scorrevoli come un libro, e spesso li trovo difficili. “L’importanza di
chiamarsi Ernesto” è solo il secondo che ho letto in maniera scorrevole
(l’altro è “Novecento”, di Alessandro Baricco).
Da
un lato sono rimasta leggermente delusa, dall’altro molto contenta di questo
libro.
Partiamo
dalle cose belle:
Storia
divertente e piacevole da leggere, dialoghi assolutamente scorrevoli ed
evocativi. Riuscivo ad immaginarmi tutta la scena e i personaggi quando
leggevo, e dalle loro frasi si riesce anche a capire la loro personalità.
La
pecca più grande, in generale, è che è una storia decisamente frivola. Troppo
leggeva! Fa ridere, certo, e magari qualche volta la si potrebbe anche
rileggere, però una volta che la finisci non ti rimane nulla di importante da
ricordare, nulla a cui puoi tenere eccessivamente. È come andare al cinema a
vedere una delle tante commedie: carina, divertente, ma sostanzialmente vuota.
Oscar Wilde |
Franco ed Ernest
L’edizione di “L’importanza di chiamarsi Ernesto” che mi hanno regalato per il mio compleanno mi ha chiarito delle cose riguardo alla traduzione italiana. Un po’di tempo fa avevo detto che mi sarebbe piaciuto leggere un’edizione in cui veniva mantenuto il gioco di parole di Wilde: Ernest è un nome di uomo, ma significa anche “onesto, sincero”. Alcune edizioni cambiano il nome di Ernest con quello di Franco, in modo da mantenere questo gioco di parole. L’introduzione al testo di L. Lunari mi ha fatta ragionare sul fatto di ritrovarmi quel nome in mezzo al testo. Effettivamente devo ammettere che ritrovarmi un Franco in mezzo delle Gwendolen, delle Cecily e degli Algernon sarebbe terribile. Ovviamente, non avendo mai tradotto nessun libro, non mi era neanche mai passata per la testa una problematica del genere. Comunque sia so cosa significa “ernest” e quindi l’intera faccenda è in realtà solo un capriccio (tanto più che ho il testo inglese a fronte, per cui posso leggermelo in inglese quando voglio).
Il
film
Di
questo libro è stato tratto anche un film nel 2002, diretto da Oliver Parker,
che io consiglio vivamente. Gli attori principali sono Colin Firth e Rupert
Everett, che trovo decisamente azzeccati per il ruolo (soprattutto il secondo
nella parte di Algernon), accompagnati da attrici sicuramente all’altezza, come
Reese Witherspoon, Frances O’ Connor e Judi Dench.
Ecco
una piccola scena del film, a voi se vederlo o meno:
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